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Coppo

Armonia ed eleganza, cura del dettaglio e ricerca della qualità senza compromessi


Quella di Coppo è una storia familiare che affonda le sue radici nel XIX secolo con PIero Coppo . Piero era conosciuto per il suo fine palato e il naso infallibile ma, sopra ogni cosa, per la visione etica con cui conduceva la sua attività. Esigeva la perfezione in ogni minimo dettaglio e così si dedicava di persona al controllo della lavorazione in vigna, delle fasi di pigiatura e vinificazione fino all’invecchiamento, in una ricerca quasi maniacale della qualità assoluta e senza compromessi.

Canelli, all’epoca, era una piazza di fondamentale importanza per il mercato delle uve piemontesi, punto di incontro tra viticoltori e vinificatori. Fu qui che, nella seconda metà dell’800, nacque il primo spumante italiano rifermentato in bottiglia, prodotto cioè alla maniera degli Champagne ed ottenuto da uve Moscato (chiamato perciò Moscato Champagne): un’intuizione destinata a cambiare la storia enologica italiana e a fare della città un centro di notevole importanza, capace di sviluppare un’industria enoica internazionale e all’avanguardia.

Fu a Canelli che, nel 1913, Piero sposò Clelia Pennone, erede delle cantine Pio Pennone, «primaria e rinomata» ditta produttrice ed esportatrice di vini e già attiva da due generazioni. Alle cantine Coppo , ubicate nel centro di Canelli, si aggiunsero quindi le strutture della Pennone, costruite fra via Giuliani e via Alba, oggi sede dell’azienda.

È qui che, fin dal XVIII secolo, furono scavate a mano, nel tufo, quelle gallerie e quei cunicoli che oggi sono conosciuti con il nome di Cattedrali Sotterranee, e dichiarate dall’Unesco Patrimonio Mondiale dell’Umanità per la loro storicità e bellezza.

Percorrendole per intero si può attraversare tutta la collina, raggiungendo la galleria dove riposano gli spumanti.

LE GENERAZIONI SUCCESSIVE E LA SVOLTA

La prima si ebbe nel 1948. Canelli fu travolta da ben due alluvioni che ne distrussero la parte bassa, edificata vicino al letto del fiume Belbo. Le Cantine Coppo non furono risparmiate. La famiglia decise allora di spostare l’intera produzione nella cantine di via Alba, a ridosso della collina e delle cantine scavate nella roccia. In quegli anni, a Piero Coppo subentra il figlio Luigi, cui spetta il compito di fronteggiare momenti così duri e difficili.

Grazie alla sua tenacia e determinazione, le cantine si rimodernizzano, adottando tecnologie innovative per quei tempi: la Coppo è una delle prime aziende a dotarsi di un tunnel ventilato per l’asciugatura delle etichette su larga scala.

Grazie alla passione di Luigi, grande amante dei vini francesi, tra gli anni ’60 e ’70, l’azienda inizia ad importare i grandi vini di Borgogna e della Champagne.

Tra gli anni ’70 e ’80, con l’avvento in azienda dei quattro fratelli Piero, Gianni, Paolo e Roberto, avviene una vera e propria “svolta”, pur nella continuità della tradizione di famiglia. Ispirandosi ai grandi vini francesi importati dal padre, i quattro fratelli imprimono il loro stile personale nella produzione degli spumanti Metodo Classico e dello Chardonnay, aspirando a creare vini bianchi capaci di grande complessità e longevità.

Iniziano così le prime sperimentazioni nell’uso delle piccole botti in rovere francese. La terza generazione dei Coppo non dimentica la vocazione dell’azienda per i vini rossi, in particolare per la Barbera, la cui storia ci riporta ad un’epoca dura, fatta di fatica e povertà. In passato, l’adattabilità del Barbera e la sua generosità produttiva fecero sì che il vitigno divenisse estremamente popolare e diffuso in tutto il Piemonte. Spesso, però, accadeva che i produttori privilegiassero la quantità alla qualità, non facendo così emergere il suo reale potenziale.

Il 1984 segna la prima vendemmia di quello che sarà destinato a diventare il vino simbolo dell’azienda, un riferimento assoluto nel panorama di questa tipologia: la Barbera d’Asti Pomorosso, a cui si affiancherà, l’anno successivo, il Camp du Rouss.

OGGI

Grazie all’ingresso in azienda di Massimiliano e Luigi, Coppo si focalizza su nuove forme di comunicazione, in particolare attraverso il Web.

La globalizzazione e la parallela rivoluzione digitale hanno comportato una trasformazione epocale di tutta la società, a cui i due cugini rispondono con un approccio nuovo.

Per coinvolgere anche quella parte di mercato più giovane si adottano modalità d’espressione differenti, veicolando, accanto ai valori tradizionali, la spensieratezza e la leggerezza del vino. I due cugini, diventano i responsabili dell’accoglienza presso le Cattedrali Sotterranee. Visite a cui l’azienda ha dato sempre grande importanza, come momento ideale e privilegiato per trasmettere direttamente la propria visione produttiva.

LA FILOSOFIA

I vini di Coppo interpretano da sempre la tradizione vitivinicola del Piemonte e raccontano una storia di duro lavoro per perseguire un unico obbiettivo: l’eccellenza.

Per questo ogni processo è seguito con passione e scrupolosità da agronomi, enologi e cantinieri specializzati, il cui compito è quello di garantire il massimo rispetto per il vitigno e l’ambiente, sviluppando e portando all’eccellenza la personalità e le caratteristiche che ciascun frutto sa esprimere.


Il territorio

L’azienda Coppo si estende su circa 52 ettari di vigneto, suddivisi tra proprietà, affitto e conduzione, il cui nucleo principale è ubicato nel Monferrato, nella zona sud del Piemonte. Nell’area di Canelli, vengono coltivati l’antico e pregiato Moscato Bianco e il Pinot Nero, da cui otteniamo lo spumante Metodo Classico Riserva Coppo.

Da Agliano Terme e Castelnuovo Calcea, nel cuore della sottozona Nizza, provengono invece le Barbere più prestigiose dell’azienda, tra cui il Pomorosso e la Riserva di Famiglia.

L’azienda inoltre conduce, a partire dalla metà degli anni ’80, la tenuta La Rocca in località Monterotondo di Gavi.

Qui viene prodotto il Gavi La Rocca ottenuto da uve Cortese, vitigno autoctono tra i più antichi di questa regione.

Se il Gavi viene vinificato all’interno della zona di produzione, in ottemperanza a quanto prescritto dalla Docg, per quanto concerne il Barolo, l’azienda, in deroga al suo disciplinare, è autorizzata dal Ministero delle Politiche Agricole a vinificare fuori dall’area di denominazione. Solo a pochissime aziende storiche è concesso tale privilegio: è infatti necessario dimostrare una vinificazione del Barolo antecedente l’avvento della Docg, che, di regola, impone la vinificazione all’interno della zona produttiva.


La cantina

Le storiche cantine Coppo sono state dichiarate dall’Unesco Patrimonio Mondiale dell’Umanità: un riconoscimento prestigioso, che riempie l’azienda di orgoglio e che fa delle Cattedrali Sotterranee un tempio dedicato al vino, alla sua storia e al duro lavoro dell’uomo.

Edificate con ogni probabilità a partire dal XVIII secolo come piccole cantine di conservazione, rimaneggiate e ingrandite nel corso dell’ ’800 e del ‘900 fino alle ristrutturazioni e alle sistemazioni moderne, le storiche cantine Coppo si sviluppano sotto la collina di Canelli per un’estensione di oltre 5 mila metri quadrati e una profondità che, nel suo punto più basso, raggiunge i 40 metri.

Recentemente ribattezzate “Cattedrali Sotterranee”, per la loro spettacolare bellezza, la loro unicità e storicità, sono composte da gallerie, cunicoli, lunghi corridoi e ampie volte valorizzate da un sapiente gioco di luci che sottolinea il monumentale lavoro di scavo e mette in risalto, in alcuni punti, il tufo di Canelli che affiora mostrando il cuore della collina.

Oltre alla bellezza dell’impianto, il tufo calcareo di Canelli è un prezioso alleato: duro da picconare e incredibilmente stabile, funge da perfetto isolante termico, mantenendo un’umidità costante e una temperatura tra i 12 e i 14 gradi, condizioni ideale per l’affinamento dei grandi vini.

Per questo, a partire dalla seconda metà dell’800 e durante i primi anni del XX secolo, sotto la città di Canelli vennero scavati diversi chilometri di gallerie. Il sottosuolo divenne un vero “monumento enoico”, testimonianza di come l’architettura è in grado di adeguare i luoghi del vino alle trasformazioni e alle esigenze del ciclo produttivo.

Nelle gallerie non avveniva soltanto lo stoccaggio e l’affinamento dei vini, ma l’intero processo di vinificazione i cui resti (presse, sistemi di filtraggio, tini, botti, macchinari) sono ancora oggi visibili a tangibile ricordo di un tempo passato.


Contatti

Coppo S.r.l.
Via Alba, 68
14053 Canelli (AT)
Tel.: 0141 823146